VIOLENCE
LOVE
A cura di Barbara Codogno e Silvia Prelz
Comune
di Padova
incontro della Cultura
and
La Nuova
Provincia
di Padova
Con il patrocinio di
MOSTRA
Direzione
Fiorenzo Degan
Organizzazione generale
Servizio Mostre
Marilena Varotto
Progetto e cura della mostra
Barbara Codogno
Silvia Prelz
Segreteria Organizzativa
Maria Pia Ferretti
Comunicazione e promozione
Marta Bianco
Stefano Annibaletto
Patrizia Cavinato
Rocco Roselli
Emanuela Taglietti
con il supporto di
Angela Forin
Segreteria Amministrativa
Saglimbeni Ornella
In collaborazione con
Maurizio Bortolami
Franco Zanon
Allestimento
Squadra Allestimenti
Valter Spedicato
In collaborazione con
Antonio Breggion
Luca Galtarossa
Moreno Michielan
Franco Paccagnella
Silvano Perin
Trasporti e materiali allestimento
Falegnameria Longhin
CATALOGO
Cura
Barbara Codogno
Silvia Prelz
Testi
Francesca Bottaccin
Alessia Castellani
Barbara Codogno
Silvia Prelz
Traduzioni
Hilary Creek
Marcello Mauro
Comunicazione
Angela Forin
Progetto graco
Antonio Michelon
Comune di Padova
Settore Cultura, Turismo
Musei e Biblioteche
incontro della Cultura
La Nuova
Provincia
di Padova
LOVE and VIOLENCE
Con il patrocinio di
Con il sostegno di
INDICE
Saggi
Le curatrici pag 6
The curators 9
ARS VINCIT OMNIA 10
Tracce artistiche sul tema LOVE&VIOLENCE
Francesca Bottacin
ARS VINCIT OMNIA 12
An artistic outline of LOVE&VIOLENCE
Narrazioni, ossimori, racconti 14
Alessia Castellani
Narratives, oxymorons, tales 16
Artisti 19
Friends 46
Questa mostra nasce come atto politico - in quanto è, prima di ogni altra cosa, un atto d’amore. Verso l’amore, verso l’arte, verso la bellezza.
Era da un bel po che noi, le due curatrici, ci tenevamo d’occhio: ci piaceva il nostro reciproco modo – ane e complementare – di raccontare.
Muovendo emozioni profonde, scegliendo le strade in salita, mai l’approccio grand publique, cercando di rilanciare sempre. Di una cosa era-
vamo forti: entrambe godiamo della stima di validissimi autori e che eravamo certe avrebbero accettato questa sda insieme a noi. Perché
volevamo parlare seriamente di violenza. Senza il gridato modaiolo, lontano dai soliti abusati schemi di rivendicazione: al di fuori dai giorni
concessi e stabiliti, intercettando quegli uomini e quelle donne che, attraverso uno sguardo sensibile e privilegiato, fossero antenne e testi-
moni del vasto raggio di azione della violenza.
“Love and Violence è un manifesto di denuncia contro la violenza, primariamente contro la violenza sulle donne ma esteso a tutte le forme
di violenza e si costituisce come momento di riessione sociale e culturale per suggerire la speranza e la possibilità di una soluzione.
Questa mostra nasce quindi dalla necessità di arontare il nodo cruciale, di riportare a galla l’urlo, di guardare il mostro per quello che è. Ma
anche dalla necessità di sanare ferite sociali, di portare equilibrio attraverso la conoscenza.
La trama narrativa è variegata e complessa: dalla denuncia alla provocazione, dalla nemesi alla cura, dalla ricerca delle motivazioni storiche e
culturali allo studio del contesto religioso e sociale, dal racconto personale ed emotivo al simbolo archetipico ed ancestrale.
Ecco un percorso della mostra, vista dall’alto. Ketra ricostruisce la via crucis di una giovane prostituta, usando il proprio corpo nel confron-
to temporale. Gesine Arps si ada alla storia del diritto per tracciare il percorso della disuguaglianza. Non solo corpi di donna patiscono
l’aronto violento. Nabil Boutrus mette dei burka a degli uomini egiziani. Jacek Scarso ci mostra l’impasse di uomini che non aderiscono
al modello imperante di macho. Angelo Brugnera scolpisce su marmo un idolo che ha perso la sua sovranità. Emanuela Callegarin lavora
sul concetto di corpo statua” così come fanno Luigi Milani, Adolna De Stefani e Antonello Mantovani. Mentre Maria Micozzi ci parla di
un corpo femminile spezzato dal verbo del padre, Marisa Merlin fa risorgere una donna scomparsa. Carla Rigato e Bärbel Schmidtmann
raccontano una storia femminile emotiva e sica, come fa anche Piera De Nicolao mentre Franz Chi espone un corpo che patisce la vio-
lenza della tecnologia. Laspetto religioso è quanto mai sentito dagli artisti. Marta Czok intercetta nelle religioni monoteiste l’origine di uno
sguardo impari e violento che si accanisce sulla donna. Stefano Reolon ci regala una cattedrale di carta, emero luogo di potere. Angelo
Muriotto individua due simboli cattolici tra loro opposti eppur dialoganti: i chiodi della crocissione e la fede nuziale. Francky Criquet ci
propone una crocissione e Roberta Ubaldi una rilettura dei simboli. All’interno della mostra, un particolare focus sul Giappone grazie alle
opere di Tetsuo Harada, Shozo Michikawa, Ayumi Shigematsu e Shofu Yoshimoto che si muovono tra scultura e calligraa, tra astrazione
e corporeità estrema. Se Andrea Tagliapietra intercetta la crisi spirituale e profonda del sé, Giovanni Oscar Urso preme sull’acceleratore per
intercettare dinamiche di crisi sociali. Per giungere inne alla complessa installazione di Grazia Zattarin, composta da primigenie simbolo-
gie archetipiche sulle quali l’autrice interviene, trasformando il suo gesto artistico in preghiera.
In questo viaggio nella complessità delle relazioni, la violenza ci ha graato l’anima. Dalle nostre ferite abbiamo però attinto consapevolezza
e coraggio. Perché il nostro atto politico è la scelta dell’amore.
È con l’amore e con la bellezza che vogliamo rifondare il mondo.
In questo l’arte è sempre nostra complice, nostra madre, nostra sorella.
Le curatrici
76
Saggi
98
This exhibition is a political act – indeed it is, primarily, an act of love. An act in favour of love, of art and of beauty. We, the two curators, have been
aware of each other for a long time: we each liked the way the other was telling her stories, in a similar, complementary, way: touching on deep
emotions, choosing an uphill path, never a grand publique approach, and always trying to raise the odds. We were both certain of one thing: we
are both esteemed by very valid artists who, we were sure, would accept the challenge together with us. Because we wanted to talk, seriously, about
violence. Not by adopting a fashionable vocabulary, but by using one far removed from the usual widely used, and abused, claims, one disassociated
from the ocial, established, days for talking about it, and doing so by involving those men and women who, by virtue of their sensitive and
privileged points of view, could be antennae and witnesses to the vast range of acts of violence. “Love and Violence” is a manifesto denouncing
violence, primarily violence towards women but extended to cover all forms of violence against other humans: it oers a moment for social and
cultural reection so as to inspire hope for, and the possibility of, a solution. Thus this exhibition arises not only from the need to confront a crucial
impediment, to help the desperate cries to surface, to see the monster as it really is, but also from the need to heal social wounds and to restore
equilibrium through knowledge. The narrative is both variegated and complex: from denunciation to provocation, from nemesis to care, from the
search for historical and cultural reasons, to the study of the religious and social contexts, from personal and emotional stories to archetypal and
ancestral symbols. Here is the path of the exhibition, as seen from above. Ketra reconstructs the Via Crucis of a young prostitute, using her own body
in a temporal comparison. Gesine Arps bases her sketch on the history of Law, itself a story of inequality: for it is not only womens bodies that suer
violence. Nabil Boutrus dresses Egyptian males in burkas. Jacek Scarso shows the impasse of those men who do not comply with the prevailing
macho model. Angelo Brugnera carves a marble idol which has lost its sovereignty. Emanuela Callegarin works on the concept of “statue body”,
as do Luigi Milani, Adolna De Stefani and Antonello Mantovani. Maria Micozzi talks about a female body, broken by the voice of the father,
and Marisa Merlin resurrects a disappeared woman. Carla Rigato and Bärbel Schmidtmann tell a womens story, both emotional and physical,
as does Piera De Nicolao; while Franz Chi shows a body subjected to the violence of technology. The importance of the religious aspect is strongly
felt by the artists. Marta Czok discerns, in monotheistic religions, the origins of the inequality and violence inicted upon women. Stefano Reolon
oers us a cathedral made of paper, an ephemeral site of power. Angelo Muriotto identies two Catholic symbols, opposites, but with a shared
discourse: the nails of the Crucixion and wedding rings. Francky Criquet presents a Crucixion and Roberta Ubaldi oers a new reading of
symbols. Japan is well represented in the exhibition with works by Tetsuo Harada, Shozo Michikawa, Ayumi Shigematsu and Shofu Yoshimoto
which oscillate between sculpture and calligraphy, abstraction and extreme corporeality. Andrea Tagliapietra examines the deep spiritual crisis of
the Self, Giovanni Oscar Urso accelerates hard so as to intercept the dynamics of social crises. Lastly, the complex installation by Grazia Zattarin
is composed of primeval, archetypal symbols upon which the artist intervenes to transform her artistic act into a prayer. In this journey into the
complexity of relationships, violence has scratched our souls. But we have drawn awareness and courage from our wounds: our political act is the
choice of love. We want to found the world anew: a world based on love and beauty. In this respect, art will always be our accomplice, our mother
and our sister.
The curators.
ARS VINCIT OMNIA
Tracce artistiche sul tema LOVE&VIOLENCE
Amore e violenza: sentimento e attitudine interni alla natura e sviluppati dalla cultura umana, spesso purtroppo uniti o addirittura conse-
quenziali, declinabili in diverse forme meravigliose e terribili, da sempre oggetto di attenzione artistica.
Già la Bibbia ore inniti spunti, l’amore per Dio e per il proprio popolo possono portare ad azioni violente:
“Dammi forza, Signore Dio d’Israele, in questo momento
implora Giuditta, e con due colpi secchi stacca la testa del tiranno Oloferne, oppressore della sua gente. La truce vicenda, cara a vari autori dal
ribelle Caravaggio all’aureo Klimt, trova in Artemisia Gentileschi la sua più nota interprete. E non è un caso: il triste episodio dello stupro da
parte del collega Agostino Tassi, amico del padre Orazio, funge da amplicatore della sua opera e ne fa unemblema femminista. Le versioni
che Artemisia dà di Giuditta e Oloferne1 vengono osservate più per le implicazioni personali che per quelle gurative, Roberto Longhi, pur
esaltandone il talento pittorico, scriveva:
“Chi penserebbe infatti che sopra un lenzuolo studiato di candori e ombre diacce
degne d’un Vermeer a grandezza naturale, dovesse avvenire un macello così bru-
tale ed eerato, da parer dipinto per mano del boja Lang? Ma – vien la voglia di
dire – ma questa è la donna terribile!
Una donna ha dipinto tutto questo?”2
Una donna insomma può essere vittima di violenza, ma non può rappresentarla, o per lo meno non senza incorrere nel virile biasimo o in
interpretazioni psicologiche dell’ultima ora. Certo Longhi scriveva 100 anni fa, ma non credo che la sensibilità comune sia cambiata poi
molto a riguardo.
Comunque sia, la rappresentazione artistica è in grado di “nobilitare anche il più crudele dei crimini: La strage degli innocenti di Rubens3
resta un capolavoro di virtuosismo coloristico e di eeratezza visiva, che rende palpabile l’amore disperato delle madri e l’ottusa ferocia dei
carneci, ripugnante e commovente no alle lacrime.
Sicuramente però, è l’amore tra uomo e donna e la passione che degenera in, o che comunque genera, violenza, uno dei temi più frequentati
dagli interpreti di ogni tempo e di ogni arte, sin dalla classicità. E proprio la mitologia greca ha fornito numerosi soggetti per le ragurazioni,
in particolare dal Rinascimento.
La violenza apparentemente involontaria, ma pur essa stessa violenza, della Morte di Procri dalle Metamorfosi di Ovidio, uccisa accidental-
mente dal marito Cefalo che la scambia per una bestia - non entriamo nel merito del fatto che l’uccisione di un animale non costituisca
violenza - è un tema esemplare: un dramma della gelosia che cagiona brutalità. Linterpretazione che ne dà Piero di Cosimo4 ci dona uno
dei brani più aascinanti di tutti i tempi. Il dramma si perde nell’immagine atemporale, pervasa di malinconica tenerezza, l’unico accenno
cruento è nella ferita: manca l’arma - il che rende incerta per alcuni l’identicazione tematica tradizionale - ma soprattutto manca l’atmosfera
1 Napoli, Capodimonte, 1612-13; Firenze, Uzi e Galleria Palatina, 1618-20; Detroit, Institute of Art, 1623-26.
2 R. Longhi, Gentileschi padre e glia, in “LArte” 1916.
3 Toronto, Art Gallery of Ontario.
4 Londra, National Gallery, 1495 ca.
di tensione, concitata, che è causata dalla violenza. La bellezza senza ne della gura distesa e la disperata dolcezza dei gesti del satiro, che
sembra non volerne accertare la morte, sono inarrivabili.
Questo è il potere e l’incanto dell’arte: gli artisti trasformano la violenza, la trasgurano regalandoci immagini in grado di suscitare in noi
emozioni profonde.
Gian Lorenzo Bernini ci fa intuire l’aggressività del ratto di Prosperpina5 tramite l’aondare delle dita di Plutone nella carne marmorea della
dea; la tragedia della Morte di Ofelia, lacerata dalla follia dell’amato Amleto shakespeariano, si traduce nel fondersi dell’incantevole bellezza
diafana di Elizabeth Siddal con la natura idilliaca del ruscello, nel vero colpo d’ala di John Everett Millais.
E ancora, l’impeto della passione il cui conne labile ma signicativo tocca e si confonde con la violenza, si coglie nella voce e negli occhi di
Maria Callas che canta L’amour est un oiseau rebelle, anticipando con leggerezza il dramma che sarà di lì a poco. E sempre Carmen il capolavo-
ro musicale di George Bizet viene magistralmente reso nella coreograa voluttuosa e carnale di Roland Petit6, trovando in Roberto Bolle uno
straordinario don Josè, splendido e sensuale come non mai.
Ben venga dunque una mostra che stimoli la creatività collettiva su questi temi, che troppo spesso popolano tristemente il nostro quotidiano.
Ben venga un’ulteriore riessione estetica e la grande responsabilità che comporta.
“Non sempre è facile starsene da parte e non poter far nulla
se non registrare le soerenze che si hanno intorno
diceva Robert Capa, il cui ruolo peraltro non è stato certo quello di mero cronista.
Lartista interpreta secondo il proprio linguaggio e i propri codici, ispirando un messaggio che auspichiamo nel nostro caso specico sia in
grado di orientare positivamente, preferendo alla violenza l’amore.
Francesca Bottacin
5 Roma, Galleria Borghese, 1621-22
6 1949.
1110
1312
ARS VINCIT OMNIA
An artistic outline of LOVE&VIOLENCE
Love and violence: feelings and attitudes lying deep within Nature, which are developed by human culture and, unfortunately, are often united or,
indeed, can be the result of those wonderful, and terrible manifestations that have always been a focus of artistic attention..
The Bible oers innite examples for the love of God and of one’s own people can lead to violent actions:
“O Lord, God ofIsrael, give mestrengthnow
Judith implores, and with two hard blows she ocuts o the head of Holofernes the tyrant, the persecutor of her people. This grim event, was dear to
many artists – from the rebel Caravaggio to the golden Klimt – but is its most famous interpreter remains Artemisia Gentileschi.
This is no coincidence: she herself was raped, by Agostino Tassi, a colleague and her father, Orazios, friend this alone amplies the importance of her
work and transformed it into a feminist symbol.
All the versions of Giuditta and Oloferne1 executed by Artemisia have been studied as much if not more for their personal aspects than for their
gurative importance, Roberto Longhi – while praising her pictorial talents – wrote:
Who could think that over a studied blanket
of purity and icy shadows, worth the splendour of a life-size Vermeer,
a brutal and cruel slaughter would happen,
such that the hand of Lang, the executioner, could well have painted it? But – one is tempted
to say – but this is the terrible woman!
A woman painted all this?”2
Hence, a woman can be a victim of violence but she is not allowed to represent it – at least, she cannot do it without running up against male
condemnations or last/ditch psychological interpretations. Certainly, Longhi was writing 100 years ago, but I cannot be persuaded that public
awareness, perception, of the issue has changed much since then. However, artistic representation can dignify even the most cruel of crimes: The
massacre of the Innocents by Rubens3 remains a masterpiece of chromatic virtuosity and visual impact that makes us feel the desperate love of the
mothers and the dumb cruelty of the butchers so palpably, both repelling us and moving us to tears.
Yet the love between a man and a woman is the passion which degenerates into, or in some way generates– violence, is one of the motives that has
most often been interpreted in all the Arts, since the Classical era. Greek mythology has oered many subjects for pictorial and other representations,
particularly during the Renaissance.
The seemingly unintentional violence, nevertheless it is violence, of the Death of Procris, from Ovid’s Metamorphoses, she was accidentally killed
by her husband Cephalus, who mistook her for an animal. That theme is clearly that jealousy causes brutality - for this is neither the time nor the
place to discuss whether killing an animal does or does not constitute violence.
1 Napoli, Capodimonte, 1612-13; Firenze, Uzi e Galleria Palatina, 1618-20; Detroit, Institute of Art, 1623-26.
2 R. Longhi, Gentileschi padre e glia, in “LArte” 1916.
3 Toronto, Art Gallery of Ontario.
The interpretation of this theme by Piero di Cosimo4 is one of the most beautiful melodies of all time. The drama is lost in a timeless picture, suused
with melancholic tenderness, the only image of cruelty is the bleeding wound: there is no weapon to be seen – something which makes traditional
thematic identication uncertain – and, above all there is none of the atmosphere of tension and agitation usually aroused by violence. The eternal
beauty of the reclining gure and the desperate sweetness of the satyr, who seems reluctant to ascertain her death, are unique.
This is the power and enchantment of art: artists transform violence, they transgure it and oer images that can arouse deep emotions within us.
Gian Lorenzo Bernini allows us to perceive the aggression involved in the kidnap of Prosperpina5 through the way in which Plutos ngers are
seen to be digging deeply into the marbled esh of the goddess; in the inspired masterpiece by John Everett Millais, the tragedy of the suicide of
Shakespeares Ophelia, lacerated by her beloved Hamlet’s madness, has given us the enchanting Elizabeth Siddal’s diaphanous beauty that melts
into the idyllic Nature of the stream she oats in.
In music, the impetus of a passion whose inconstant connes touch and merge with violence, can be perceived in the voice and eyes of Maria Callas
singing L’amour est un oiseau rebelle, presaging, but lightly, the drama that will, soon after, take place. And Carmen, the musical masterpiece by
Georges Bizet, is masterfully rendered by Roland Petit’s6, voluptuous and carnal choreography, with Roberto Bolle as an extraordinary Don Jose, as
beautiful and as sensual as ever.
Hence, welcome to an exhibition that fosters collective creativity on these issues, ones which all too often ll our daily life with sadness. Welcome to
further aesthetic reections and the great responsibility that they entail.
“It is not always easy to sit aside, doing nothing
but recording the suering that you have around”
said Robert Capa, he whose role however was certainly not that of a mere reporter. Artists interpret things according to their own languages and
codes, inspiring a message that – in our particular case – we hope will work positively, as a guide that prioritizes love over violence.
Francesca Bottacin
4 Londra, National Gallery, 1495 ca.
5 Roma, Galleria Borghese, 1621-22.
6 1949.
1514
Narrazioni, ossimori, racconti
È un insieme variegato, articolato e complesso quello che emerge da uno sguardo sulle opere esposte in questa occasione.
Fin dall’inizio mi è sembrato che si tratti soprattutto di un intrecciarsi di racconti e di storie, alcune realmente accadute, altre soltanto
immaginate, altre estremamente intime e personali e altre ancora dal valore fortemente collettivo e universale. Alla ne, da questo intreccio
aora un gigantesco racconto, un racconto corale, che narra una storia già narrata, come un po tutte le storie, ma prepotentemente
trasversale rispetto al tempo, allo spazio e alle culture.
Il soggetto di questa narrazione, in fondo, mi sembra che sia la ricerca di un punto di equilibrio tra due poli opposti e dialettici, tra vulnerabilità
e forza, tra fragilità e solidità, di cui ci parlano molte delle opere in mostra. Sono dunque molte voci, diversamente modulate, a servizio
di un unico tema, e come in tutti i racconti che si rispettino, alcune dilatano il tempo della storia, altre lo contraggono con una potente
capacità di sintesi, altre sono mosse da uno spirito autenticamente narrativo, altre alludono soltanto, suggeriscono in modo sommesso e
quasi sottovoce unemozione che non per questo aora meno intensa.
Tra queste ultime, in particolare, la spinta evocativa si esplica attraverso la scelta della levità del linguaggio e della materia. Penso ad esempio
alla rarefazione pittorica e alla riduzione cromatica adottata da Shofu Yoshimoto, che lavora sulla potenziale densità espressiva del vuoto
testimoniando ancora una volta tutta la forza implicita nella riduzione dei mezzi espressivi. Attraverso unestrema ranatezza ed eleganza,
tutte orientali, e grazie alla maestria e alla padronanza del gesto, l’artista introduce una nuova dialettica, oltre a quelle già individuate
all’inizio, e cioè quella tra sobrietà ed emozione, tra luce e ombra, tra bianco e nero.
Lungo la linea ossimorica del rapporto tra fragilità e imponenza si colloca la Cattedrale di carta di Stefano Reolon, che gioca sapientemente
sul rapporto tra la potenza e la ricchezza esuberante di un altare barocco e la vulnerabilità della materia che la compone: fogli di carta leggera
peraltro privi di un ancoraggio al suolo, in modo da accentuarne la sensibilità all’interazione ambientale, sicché basta un soo, o il leggero
passaggio dello spettatore, perché tutto si metta in movimento, straordinaria metafora della fragilità delle cose umane, nonché della loro
continua mutevolezza.
A tutti questi casi mi sembra si possano ricondurre le considerazioni sulla leggerezza espresse da Italo Calvino nelle sue lezioni americane:
per lo scrittore “la leggerezza è qualcosa che si crea nella scrittura, con i mezzi linguistici che sono quelli del poeta, e la sua operazione è stata
“il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle gure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho
cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio1.
Non solo. La leggerezza si congura come compensazione e come rimedio al “peso più grave d’una vita di costrizioni”2: essa, riconducendoci
al polo più oscuro della nostra dialettica, quello della violenza, è un tentativo di alleviare la soerenza, di lenire la pesantezza del vivere.
Una nuova polarità, quella tra presenza e assenza, mi sembra suggerita in modi diversi da altre opere in mostra: è il caso ad esempio del
trittico di Marisa Merlin, costruito a partire dal rinvenimento del diario di una donna scomparsa, e tutto giocato sul tema della traccia,
dell’impronta, di ciò che rimane dell’assente dopo la sua sparizione. In questo caso le impronte digitali e le radiograe di alcune parti del
corpo sviluppano una narrazione a frammenti che si sovrappone all’altra narrazione, quella vera e propria, data dalla scrittura minuta e sottile
che costituisce il tessuto di fondo dell’opera. Nello iato tra la pretesa capacità identicativa dell’impronta e la traccia del ductus, della mano
1
I. Calvino, Leggerezza, in Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Garzanti, Milano 1988, p. 5.
2
Ivi, p. 28
dell’assente, si gioca tutto lo spazio di un’esistenza di cui non è dato conoscere l’esito ultimo.
Una sorta di cupio dissolvi sembra aleggiare su un altro trittico, quello di Roberta Ubaldi, dove l’ossidazione della lamiera sembra pronta ad
assorbire il simbolo per eccellenza della vanitas, il teschio, sul punto di essere fagocitato dal processo stesso di ossidazione.
Il rapporto, a volte conittuale, tra gura e sfondo, ci conduce al termine delle nostre riessioni facendo riferimento al dipinto di Carla Rigato,
in cui la macchia accesa di colore, evocativa di un corpo femminile, sembra sul punto di essere inghiottita - “a grandi passi” come cita il titolo
dell’opera - dalla stessa oscurità del fondo da cui è fuoriuscita.
Alessia Castellani
1716
Narratives, oxymorons, tales
At rst glance, the works in this exhibition appear as variegated, articulated and complex.
Indeed, at the outset, it seems to be an interweaving of tales, of stories, some real, some imagined, some extremely intimate and personal and some
with a strongly collective and universal resonance. In the end, what emerges from this interweaving is one enormous tale, a choral tale, which tells
a story that, like all stories has already been told, but which, this time, is told assertively, crossing the borders of time, of space and of culture.
At its heart, however, the plot of this narrative seems to be a quest to nd an equilibrium between two opposing poles and dialectics: between the
vulnerability and violence, the fragility and solidity that are the subject of many of the works. Thus, there are many voices, modulated dierently, but
with the same theme. However, as in every tale worthy of its name, some expand historical time, others condense it, some appear moved by a truly
narrative ethos, others merely oer allusions, evoking emotions that aect us no less strongly, but speak only in whispers.
Among the latter in particular, the evocative force is transmitted through the choice of language, its lightness, and of the subject. For example, the
pictorial delicacy and chromatic reduction adopted by Shofu Yoshimoto, who works on the expressive power of the density of emptiness, testifying,
once again, about the power implicit in any reduction of the means of expression. Through the extreme renement and elegance so typical of
Oriental Art, with great skill and mastery of gesture, the artist introduces and adds yet other dialectics to those already named above: those between
sobriety and emotion, between light and shade, between black and white.
Yet another oxymoron, that between fragility and majesty, lies within the work Cattedrale di carta by Stefano Reolon, who, with wisdom, plays
upon the relationship between the power and exuberant richness of a Baroque altar and the vulnerability of the materials it is made of: light paper
leaves, oating, unanchored, are used to accentuate their sensitivity to environmental interactions, as a single pu of air, or a person passing, makes
everything move – an extraordinary metaphor of human fragility and constant instability.
All these cases remind me of the Italo Calvinos reections on lightness as expressed in his American lessons: for the writer “lightness is something
that is created within writing, through a poet’s linguistic means”, indeed, in his works he tried “most of the time to reduce weight; I have tried to
reduce weight, at times from people, at times from heavenly bodies, and at times from cities; above all I have tried to remove weight from the
structure of stories and from language1.
But there is more. Lightness is seen both as a way of compensating for and as a remedy for the “heaviest weight, that of a life of constraints”2: by
taking us into violence, the darkest, the most obscure pole of our dialectic, it attempts to alleviate our suering, to soften the burden of life.
Another polarity, that between presence and absence, is suggested in various ways by other works in the exhibition: for example, the triptych by
Marisa Merlin. It was inspired by the discovery of a missing womans diary, and plays upon the theme of traces, footmarks, all that remained of the
absent women after she had disappeared. In this case, her ngerprints and X-rays of some parts of her body develop a fragmented narrative that
overlaps the other tale, the real narrative, told in the ne, minute writing which constitutes the basic fabric of this work. In the hiatus between the
ability to identify the footprints and traces of the ductus, of the absentee hand, there ows the space of an existence about which we cannot know
the nal outcome.
A sort of cupio dissolvi seems to be hovering in another triptych by Roberta Ubaldi, where the process oxidation of a metal sheet seems about to
absorb, to swallow up, the symbol of vanitas, the skull. The at times conictual relationship – between gure and background leads us to a nal
1 I. Calvino, Leggerezza, in Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Garzanti, Milano 1988, p. 5.
2 Ivi, p. 28
reection regarding a painting by Carla Rigato, where bright splashes of colour, which evoke a female form, seem about to be swallowed up – “in
huge steps”, as stated by the title of the work – by that same, fundamental darkness they have emerged from.
Alessia Castellani
Catalogo Artisti
Gesine ARPS
Nabil BOUTROS
Angelo BRUGNERA
Emanuela CALLEGARIN
Franz CHI
Francky CRIQUET
Marta CZOK
Piera DE NICOLAO
Adolna DE STEFANI
Tetsuo HARADA
KETRA
Antonello MANTOVANI
Marisa MERLIN
Shozo MICHIKAWA
Maria MICOZZI
Luigi MILANI
Angelo MURIOTTO
Stefano REOLON
Carla RIGATO
Jacek Ludwig SCARSO
Bärbel SCHMIDTMANN
Ayumi SHIGEMATSU
Andrea TAGLIAPIETRA
Roberta UBALDI
Giovanni Oscar URSO
Shofu YOSHIMOTO
Grazia ZATTARIN
“Perché certe donne sono velate e altre no?¨ Una domanda che mi inquietava da adolescente, nel Cairo degli anni settanta. Col passare del
tempo mi sono dato delle risposte, ma con il ritorno delle tendenze fondamentaliste di questi ultimi anni, gli argomenti si sono esacerbati.
Tra questi: la donna è una tentazione da cui bisogna preservarsi. Oppure: non si lascia un tesoro che ci appartiene si sveli allo sguardo degli
altri.
Risposte che hanno generato altre domande: Che cosa ne è del desiderio delle donne? Perché gli uomini non riescono a controllare le loro
pulsioni sessuali?
Storicamente, le tre religioni monoteiste, insieme le più diuse sulla Terra, hanno integrato una legge assira di quattromila anni fa che
esigeva che le prostitute dovessero essere a
capo scoperto ed erano punite severamente se
non rispettavano la legge. Il rapporto di potere è
evidente in tutte e tre le religioni, che prevedono
che la donna sia nata dalla più semplice delle ossa
dell’uomo: una costola!
Per ironia, capovolgo l’argomento e velo gli
uomini per evitare alle donne di cadere nel
peccato di questa irresistibile tentazione. Ho
concepito così questa serie d’immagini di uomini
velati, ponendoli come nelle riviste di moda
femminile.
Why some women are veiled and others not?
A question that worried the teenager I was – in
Cairos seventies – and never left me.
Over time, I heard all kind of answers. But with
the resurgence of fundamentalist trends in recent
years, arguments have been exacerbated. Other
arguments are: A woman is a temptation that
man must be preserved from. Also: You cannot let
your own treasure be revealed to strangers eyes.
These answers have begotten other questions:
What about womens desire? Why men are unable to control their sexual instincts?
Historically, the three monotheistic religions, majority on earth, have integrated an Assyrian law, dating four thousand years ago, which
required that prostitutes had to be bareheaded and they were severely punished if they do not conform to it. The power relationship is
easy to observe. The power relationship had been specied in all three faiths, in which the woman is born from the most ordinary bone of
man: a rib!
Then by irony, I return the argument by veiling men who would be irresistible temptations for the women and to avoid them to fall in sin.
I therefore designed this series of images of veiled men, posing following the example of the feminine fashion magazines.
Esistono due termini che sottolineano il ruolo maschile e quello femminile all’interno di una società arcaica: matrimonio e patrimonio.
Nella loro etimologia si possono scorgere i ruoli che i rispettivi generi dovevano occupare in ambito sociale e legale nel diritto romano. Ma-
trimonio, dal latino matrimonium, deriva da mater, generatrice, più ‘munus, ossia dovere di allevare la prole, dopo avere generato. Analoga-
mente anche per il padre esisteva il dovere di sostenere i gli mediante i propri beni. (da patrimonio - pater munus).
Mi è parso molto interessante il collegamento con le leggi sul diritto familiare sia civile che penale, che sono state in vigore no a tempi re-
centissimi in Italia. Queste leggi sono
fondamentali per spiegare l’origine
della violenza sulle donne. Ho deciso
di stampare i doveri della sposa sulla
camicia da notte e il vecchio mastello
allude al fatto che i panni sporchi si
lavano in famiglia.
Il testo scritto sulla camicia da notte è
tratto da un documento risalente al
1895, riportante i doveri degli sposi
secondo la Chiesa cattolica, recupe-
rato dai coniugi Corsini, nel restauro
di un cascinale nell’Appennino
modenese.
Two words emphasize the male and
female roles in the history of our
society: matrimony and patrimony.
Through their etymology we can derive
the respective gender roles in the
ancient Roman society. Matrimony,
from the Latin matrimonium, comes
from mater, the childbearing nurturing
mother, while the ending munus refers
to the duty to raise her children. In the
same way, the father had the duty to
support his children with his patrimony
(patrimonium from pater - munus, father’s duty).
I found very interesting the connection with family law legislation, in both its civil and penal aspects, that was in eect until very recently in Italy.
In my opinion these laws are essential to explain where violence against women comes from. I decided to print the duties of the bride on the night-
gown and the old tub alludes also to the fact that “dirty laundry” is kept in the family.
*The text on the night-gown is from a document dated 1895, reporting the duties of the married couple according to the Catholic Church, found
by the Corsini family while restoring a farmhouse in the hamlet of Casa Baroni, Fellicarolo, in the Apennines of Modena.
Gesine Arps Nabil Boutros
2120
Emanuela Callegarin, celebre per il suo ranato virtuosismo pittorico e concettuale, ci introduce al tema della mostra con “Essere e tempo
I”: un dipinto che propone l’egie di una donna che è una statua in marmo bianco. La sovrapposizione di variabili nella rappresentazione
del femminile ha l’eetto di allontanarci dal corpo carnale della donna. Troviamo invece il ritratto di una statua. Un corpo statua che reca
evidenti tracce di violenza: il marmo esibisce una incrinatura all’altezza del collo evocativo di una decollazione. In “Essere e Tempo una
donna, specchiandosi nell’acqua, ci rivela il suo vero volto. Con il dipinto “Love and Violence, la pittrice introduce l’agire dell’uomo sul
corpo della donna: un’azione autoritaria
e prevaricante. L’ultimo dipinto in mostra,
“Guerriero, ci racconta di un uomo virile
che sta per sferrare un colpo violento.
Sono corpi statuari apparentemente
senza vita, quelli dipinti dall’autrice, che
conferma il suo tratto perturbante nei
volumi carnali, nell’aondo irreale di
mani che stringono la fredda carne con-
gelata dal marmo. Eppure viva, fremente,
violata, ferita. Una carne così piena di
solitudine da diventare estranea, anche
a se stessa.
Emanuela Callegarin, famous for her
rened virtuoso painting, introduces us
to the exhibitions theme with “Essere e
Tempo I”: a painting that shows us the
egy of a woman who is a statue of white
marble. The overlap of variables in the
representation of the feminine nature
produces the eect of moving us away
from the carnal idea of the female body. On
the contrary, we nd the portrait of a statue
that carries traces of violence: the marble
displays cracks in the neck.
In “Essere e Tempo, a woman looks at
herself in her reection in the water,
displaying her real face. With “Love and Violence, the painter introduces the action of man over the woman: an authoritarian action that
denounces the greed of possession. The last painting, “Guerriero, tells us the story of a man that is about to deliver a violent blow. These are
statuary bodies, apparently lifeless, which conrm the disturbance of carnal volumes, the surreal lunge of hands that squeeze the frozen esh
made of marble. Yet so alive, violated, hurt. Flesh so full of solitude that becomes estranged.
Ho pensato di arontare il tema di questa
mostra proponendo un punto di vista che
credo insolito. Utilizzando quello che da
millenni, avvolto da un’aura di sacralità, è il
simbolo di virilità, fertilità, potenza e potere.
Per contrapposizione ho creato AfterLove,
quello che resta del maschio dopo la
“violenza amorosa, aperto, svuotato, inerme,
esposto alla pubblica derisione, simbolo,
non più tanto sacro, di una scontta.
I decided to approach the subject of this
exhibition oering an unusual point of view, in
my opinion, using what for millennia, wrapped
in an aura of sacredness, is the symbol of
virility, fertility, strength and power.
On the other hand, I created AfterLove, what
remains of the male after the “violence” of
sex, open, empty, helpless, exposed to public
mockery, symbol, not so sacred, of a defeat.
Angelo Brugnera Emanuela Callegarin
2322
Recuperare, in ogni senso, il legame con la terra, con ciò che viene gettato, perché non più utile o perché non più alla moda, i rapporti
sociali, ormai sublimati dalla tecnologia, sono il tema del lavoro di Franz Chi. Le sue sculture, che richiamano in qualche modo la scultura
classica, vogliono essere la rappresentazione della società di
oggi. La chirurgia estetica, che modica i corpi per negare
il trascorrere del tempo, la medicina che sostituisce le parti
usurate con organi nuovi nella speranza di una vita eterna,
gli oggetti che si rompono e che non vengono aggiustati, la
moda che continuamente propone nuove tendenze: da un
lato un upgrade di corpi che perdono la loro anima e dall’al-
tro prodotti industriali che vengono immessi sul mercato già
pronti per essere sostituiti. In questo contesto, la bellezza
non può che essere incarnata dal corpo femminile, che
nelle opere di Franz Chi è martoriato, sfregiato e usurato dal
tempo, ed entra in contrasto con la morte, e dalle propaggini
ed inserzioni meccaniche che escono dai corpi. Il lavoro di
Franz Chi svela il suo amore per la storia e la bellezza, tutta
femminile, e dall’altro, la critica alla modernità che violenta il
passato e nega il futuro.
Retrieve the bond with the land, in every sense, with what
is thrown, because it no longer useful or because they
no longer fashionable, social relations now sublimated
by technology, are the work theme about Franz. His
sculptures that recall classical sculpture, they want to be
the representation of today’s society. Cosmetic surgery,
altering the bodies to deny the passage of time, the medicine
replacing worn parts with new organs in the hope of eternal
life, the objects that break and are not repairable, the fashion
that is constantly introducing new trends and forces to throw
the old: on the one hand an upgrade of bodies lose their
soul and other industrial products that are placed on the
market. In this context, the beauty can only be embodied by
the female body, which in the works of Franz Chi is battered,
scarred and worn by time, and comes into conict with
death, and its oshoots and mechanical insertions that they
come out from the bodies. The work of Franz Chi reveals his
love for history and beauty, all feminine, and on the other, the critique of modernity that violents the past and denies the future.
”Une femme cruciée è espressione dell’artista visionario e selvaggio che è Criquet.
Di grande forza emozionale, la tela di Criquet è una scenograa tragica e, al contempo, evocativa.
Donna blu e azzurra, e anche l’attribuzione del colore è una attribuzione di senso: nell’immaginario collettivo, blu come il manto della
Madonna, azzurro come gli angeli del cielo.
Le sue braccia diventano le braccia della croce con cui si
fa tutt’uno. Rossa la croce su cui è crocissa, come rossa
è la passione ma anche il sangue della vittima. Rosso è il
suo ventre violato, proprio là dove nasce la vita, dove la
vita genera se stessa.
Donna con lo sguardo consapevole, presente, dove man-
ca l’urlo di ribellione, dove è assente il grido disperato
della ragione sopraatta dall’irrazionale, che riconosce
anche così il suo ruolo di capro espiatorio, che una
società arcaica, patriarcale e misogina le ha attribuito.
Ancora una volta il sacricio è compiuto sulla vittima
designata, che con il suo sangue lava il peccato dell’uma-
nità, come il Cristo sulla Croce.
… io dipingo con qualcosa che è nell’ordine dell’intuizione,
dell’emozione...dipingere col ventre, dipingere seguendo
questa strada che non è in nessun luogo se non in noi stessi.”
Francky Criquet
“Une femme cruciée”, this painting is the expression of a
visionary and wild artist.
The great emotional strength canvas of Criquet is a tragic
scene and an evocative image, at the same time.
Crucied womans colors, blue and azure, are assignment of
meaning: in collective imagination, blue is the color of the
mantle of the Virgin Mary, and azure is the color of angels
in heaven.
Crucied womans arms become the cross’s arms with which
she merges. Red is the cross, as red is passion but also red is
victims blood. Red is her violeted womb, right there, where
life is born, where life generates itself.
Crucied woman is aware, she is present. She does not scream, there isn’t the desperate and irrational cry, she knows to be the scapegoat for an
archaic, patriarchal and misogynist society.
Once again, the sacrice is made on the designated victim. She washes with her blood umanitys sin, like Christ on the Cross.
«... I paint with something that is in the order of intuition, emotion ... I paint with belly, paint by following this path which is nowhere
except in ourselves. “ Francky Criquet
Franz Chi Francky Criquet
2524
Lopera fotograca di Piera De Nicolao è composta essenzialmente da foto su pellicola in bianco e nero di contesti urbani in cui l’artista
coglie un interesse architettonico ed urbanistico, oltre che umano. Sono scatti rubati al tempo, senza lombra dell’alterazione della realtà
tramite luci, messa in posa o ritocco digitale. La scelta del processo analogico obbliga ad entrare maggiormente in relazione con l’ambien-
te esplorato, a cogliere subito le immagini importanti operando una selezione al momento dello scatto, tentando di carpirne a priori una
sequenza nell’insieme di ogni pellicola. Il processo chimico legato alla fotograa analogica è un elemento indispensabile di interazione con
l’immagine, ulteriore riessione ed analisi. Questa foto fa parte di una serie scattata a Bruxelles, di immagini di vita quotidiana colte in un
attimo di ordinaria surrealtà e
non il ritratto di una persona
specica del quale raccontare
una storia, ma enigmatica
gura femminile, in un luogo
dai tratti familiari e allo stesso
tempo stranianti, non ricono-
scibili né espliciti. Il volto na-
scosto dai capelli impedisce
l’identicazione della persona
e contrasta con il corpo che è
esposto ma senza esibizione.
E’ un corpo non colonizzato
dai pregiudizi e che non si
nasconde alla vita, ma che,
con il gesto di non rivelarsi,
preserva la propria integrità.
The photographic work of
Piera De Nicolao is maily
based on black and white
lm shooted in urban context
that the artist considers for
its architectonic/urbanistic
and human aspects. Globally,
the pictures are a moment stolen in time, taken with no alteration of the object to picture in pose or lightening, and printed without any further
modication. The choiche of the analogic photography forces the artist to relate in a quicker and more intense way, and to operate a selection
before the shooting, with the intent to make a sequence both in images and lms. The chemical process that follows is a further occasion for
analysis and reection. The picture presented is part of a serie of “ordinary surreal “that was shot in Brussels, not a portrait of a specic person,
but the image of an enigmatic female individual in a both familiar and strange place. The face is hidden by hair, and it impedes its identication.
The body instead, is exposed but not exhibited. The body remains untouched by prejudice and it doesn’t fear life, but trhough its un-revelation
preserves its integrity.
Dopo una breve apertura verso le donne cristiane 2000 anni fa, le donne sono state relegate al “loro posto”: in cucina e a letto, come serve
dei maschi. Erano esseri di categoria “B”, costrette a ubbidire, preferibilmente senza esprimere alcuna opinione. Addirittura, durante parec-
chi secoli si dubitava che la donna avesse un’anima, nelle sfere ecclesiastiche. Ogni calamità era attribuita a qualche poveretta accusata di
stregoneria. Tuttora ci sono paesi, anche in Italia, dove si celebrano feste paesane bruciando l’egie di qualche “strega nel ricordo di un
evento veramente accaduto. Abbiamo subito un lungo e tenace lavaggio del cervello da parte della Chiesa che ha educato a considerare la
donna come una specie inferiore. Deprivate di anime, talento e diritti per migliaia d’anni con la piena autorizzazione delle autorità religiose.
Fino a poco fa qui, in Italia, uccidere la moglie/danzata era ritenuto un crimine di passione che è un altro modo di dire un evento spia-
cevole ma del tutto comprensibile e quindi perdonabile. La Chiesa pontica sull’amore ma il suo atteggiamento verso le donne, e il suo
negare pieni diritti alle donne ha avuto, e sta tuttora avendo, terribili conseguenze: la violenza.
After a brief opening to christian women 2,000 years ago, they were relegated to their silent “place” in the kitchen and in bed to serve the males.
Over several centuries it was even doubted that women had a soul, in ecclesiastical spheres. There were times when every calamity was attributed
to some poor woman accused of witchcraft. She would then be burnt at the stake. There are still places where people celebrate local festivals by
burning the egy of some “witch” in memory of an event that really happened in a previous century. This is a repetition of a terrifying ritual for
the questionable delight and enjoyment of all. Deprived of souls, talent and rights for thousands of years, this with the full permission of religious
authorities. Until a few years ago in Italy (and other countries) killing a wife or girlfriend was considered to be a crime of passion, and that’s simply
another way of saying “an unpleasant event, but completely understandable and therefore forgivable”. The Church has ponticated endlessly
about love but its attitude towards women, its denial of full human rights for women has had, and is still having, dire consequences: violence.
Marta Czok Piera De Nicolao
2726
Tetsuo Harada nelle sue opere non vuole opporre il maschile al femminile. L’artista attraverso il contrasto, ricerca il bilanciamento, mostra
come due forme opposte possano creare armonia.
Io ho pensato a questa scultura come un ore… / Lessere umano è fragile e forte. / Come un ore, la donna è bella e resistente, è meravigliosa.
La donna nel profondo è forte come il granito. / Ma la nostra società è abbastanza dura per la fragilità della donna. / Io ho lavorato questa
scultura di granito blu Inglese, giocando con i contrasti. / Il taglio, la lucentezza, la texture punteggiata… la lucidatura dona un tocco levigato che
esprime la tenerezza. Le parti punteggiate pongono
l’accento sulla forza e la potenza di questo materiale.
/ La forma del ore, della corolla…attira e fa sì che
la gente voglia toccare la parte morbida. / Come se
provasse una sensazione che accomuna la donna e la
scultura… / Io amo la scultura e amo gli esseri umani.
/ Ogni cosa ha un animo vivido e vero. / Apprezzo le
forme organiche che ci sono in natura / Ho imparato
molto e rimango ancora stupefatto dalle cose essen-
ziali. / La Natura ci dona praticamente ogni cosa. / Io
mi impegno a creare.
“COME UN FIORE” scolpita in una pietra naturale,
che dunque viene anchessa dalla nostra Madre
Terra.
Tetsuo Harada seems not want to oppose masculine
and feminine in his work. The artist looks for contrast
and balance, how dierent shapes can create
harmony.
I have thought this sculpture is like a ower... /
The human being is fragile and strong. / Like a
ower, the woman is beutiful and resistant, they
are wonderful. / The woman is strong as granite
deep inside. / But our society is hard enough for the fragility of women. / I had worked this sculpture of blue Britannic granite playing with
contrast. / Trim, polished, studded textures…The polished nish gives a smooth touch to express the tenderness. The ecked parts accents
the strength and power of the material. / The shape like a owers, petals....attracts and makes people want to touch the soft part.
As feelingl the sensation of rapprochement with the woman and sculpture… / I love sculpture and I love human beings. / Everything has a
vivid and true soul / I like the organic forms in nature / I learn a lot and I am amazed by essential things. / Nature gives us almost everything.
/ I love to create.
“LIKE A FLOWER” sculpted in natural stone which also comes from our Mother Earth.
Adolna De Stefani - Antonello Mantovani Tetsuo Harada
Le opere che i due artisti presentano, riettono sui temi della violenza sull’infanzia. Le coercizioni che abitano la quotidianità e le possibili
strategie di reazione sono espresse dalla delicata trasparenza del materiale usato, sfruttando il valore della cera d’api per evocare fragilità, ma
anche orrore che trasuda sulla trasparenza del materiale dove parti del corpo emergono insanguinate. L’intera installazione apparirà come
una lente di ingrandimento per evidenziare le tensioni che corrono sotto la supercie immacolata dell’apparenza sociale aondando nelle
pieghe più drammatiche dell’essere umano, rivelando una quotidianità attraversata da inquietudini e disagi.
The works that the artists present, reect on the themes of childhood violence and coercion that inhabit the everyday and the possible response
strategies expressed by the delicate transparency of the material used by exploiting the value of beeswax to evoke fragility, but also horror in the
transparency of the material where body parts emerge bloodied. The entire installation will appear as a magnifying glass to highlight the tensions
that run beneath the surface of social immaculate appearance sinking in the most dramatic folds of the human being, revealing a daily crossed by
worries and hardships.
2928
Questa è una storia vera. È la storia di un piccolissimo bloc-notes trovato nell’appartamento dato in atto anni fa da mia madre ad una
ragazza rumena improvvisamente scomparsa, lasciando tutto: i resti della minestra nella pentola, alcuni vestiti nell’armadio e sulla sedia,
e anche un piccolo diario, abbandonato come un messaggio in bottiglia. In quelle piccole pagine a malapena vi si decifravano parole do-
lorose, scritte tutto d’un ato. Ma si capivano
storie di paure e violenze. Nessuno ha più
trovato questa ragazza. E’ rimasta la traccia di
dolore e paura lasciata dalla scrittura densa,
senza vuoti, tempestata di domande. Di quella
vita, chissà se di corpo ora vivo o no, sono
rimaste la traccia immateriali cioè le parole
scritte dell’intimo e le impronte digitali della
catalogazione uciale. Trovare quella minuta
scrittura mi ha obbligato a creare la base su
cui scrivere a mia volta, per non rimettermi
all’apparenza delle cose così come vogliamo
che appaiano, come una banale impronta,
piegandoci all’illusione della catalogazione
della realtà. Ne è nato questo trittico per ospi-
tare l’idea di cuore, ossa e impronte immerse
in una sovrapposizioni di scritture, di storie
evocate dal messaggio trovato, disperatamen-
te lanciato.
This is a true story. It’s the story of a small
notebook found in the apartment rented years
ago by my mother to a Romanian girl, suddenly
disappeared. That girl left there everything: the
remains of the soup in the pot, some clothes
in the wardrobe and on the chair, and even a
small diary, left there as a message in a bottle.
In those little pages you could barely decipher
painful words. But you could understand stories
of fear and violence. No one has found this girl
anymore. And we have just this trace of pain
and fear left by that dense writing, without blanks, studded with many questions. We just have intangible traces of that life - who knows if now it’s
a living body or not - of the intimate written words and of ngerprints of the ocial catalogation. Finding these small papers written forced me to
make bigger pages, don’t get back to the appearance of the things as well as we want them to appear, as a banal footprint, bowing to the illusion
of the cataloging of reality. I made a triptych to host the traces of heart, bones and footprints dipped in a superposition of scriptures, stories
evoked by the message found, desperately launched.
Marisa MerlinKetra
Una giovane prostituta trovata morta sul greto di un
canale. Sono passati 40 giorni dalla scomparsa al ritro-
vamento del suo corpo, in avanzato stato di decomposi-
zione. Uccisa e abbandonata. Dimenticata. Il tempo e gli
agenti atmosferici scorrono, consumano e cancellano.
Con questa mia azione artistica riavvolgo la realtà e la
ricostruisco, passo dopo passo, per ritrovare quell’iden-
tità perduta: ogni giorno che si avvicina al ritrovamento
della ragazza corrisponde ad un pezzo del suo volto. ll
40° giorno svela l’identità completa. “Mi ha colpito que-
sta storia per la modalità con cui l’ho scoperta e per la
conseguente dicoltà nel reperimento della foto della
ragazza, assente nei quotidiani che hanno scritto del
caso. L’uccisione di una ragazza che non trova colpevoli
e l’abbandono. La sua scomparsa è totale: il tempo e
gli agenti atmosferici hanno cancellato i suoi tratti di-
stintivi, la sua persona. Con questa installazione rietto
sull’incontro e scontro di violenza, sessualità e identità
per ricucire tratti di dignità.
A young prostitute lying on the gravel bed of a river. Forty
days have passed since she disappeared. At the 40th day
her body was found in advanced stages of decomposition.
She was killed and her body was dumped into a hidden
zone of the countryside. During these endless days the
weather elements have consumed and erased her facial
features: she was unrecognizable. Through my artistic
action I try to rewind the reality so that I can rebuild her
story, step by step, and nd out her lost identity. Every
single day corresponds to a piece of her face and at the end
of this path, the 40th day, we will see her complete identity.
This story impressed me because of the way I discovered
it. It was very dicult and complicated to nd her photo:
no newspaper showed her. It was just a case of a dead
prostitute... Her disappearance was total, both emotional
and physical, her face was erased like her dignity. Through
my installation I want to consider the relation between
violence, sexuality and identity to sew elements of dignity.
3130
Lopera esposta si compone di un trittico, un tavolo dove gli elementi dipinti e scritti alludono ad una mensa apparecchiata. Cinque impro-
babili sedie piramidali sono poste rigidamente a lato; una striscia di tessuto bianco si fa tappeto e nello stesso tempo si pone come una
pagina di appunti attorno al tema, qualcosa di pensato e perso nel tempo.
“Mangiare la nutrice si muove dall’ amore’ come il processo che struttura la formazione dell’io secondo la polarità piacere-dolore.
Il bambino che nasce è aettività libera, è fame della bocca, della pelle, del corpo; fame di contatto, di abbraccio, egli è ‘tutto’ e quindi la
sua fame vuole tutto e quando possiede
tutto, il piccolo umano si abbandona,
posseduto.
Aettività, fame e possesso: inizia
l’avventura che percorre tutta la vita; su
questa fame più o meno sfamata comin-
cia il dicile processo dell’io. La dieren-
za valoriale che la cultura riconosce nel
rapporto uomo/donna, la prevaricazione
e l’asservimento della donna testimo-
nia come la nutrice resti cibo preteso e
irrinunciabile.
Già questa prima tappa narcisistica vede
il germe di due esperienze fondanti: l’e-
sperienza del “predare” e lesperienza del
donare. La fame del neonato lo porta
al possesso della madre che lo nutre,
mentre la madre, nutrendolo, mostra il
suo totale donarsi.
Purtroppo, nella visione competitiva
della cultura che viviamo, molto di rado
si verica un superamento armonico
dell’aspetto narcisistico che dura tutta
la vita; l’eccessivo bisogno di possesso
risponde con procedure di intolleranza e
di prevaricazione.
Lopera si richiama dunque al tema dell’amore che non sa farsi processo formativo, un amore che resta imprigionato nella fase narcisistica
del possesso senza evolversi in dono, un’aettività violenta e primitiva che consuma l’oggetto divorandolo.
The work here shown consists of a triptych, a sort of table with a big womanly body; written and painted elements refer to a laid table.
Five unlikely chairs are placed aside, stiy. A strip of white fabric makes itself a carpet, and, at the same time, proposes as a page of notes on the
subject, something thought of and lost in the times.
The work refers to the love unable to become formative process, to the love that remains conned at the narcisistic stage of possession without
evolving in a gift; a violent and primitive aectivity which consumes the object, by devouring it.
Shozo Michikawa Maria Micozzi
Nelle opere “Forma Topologica di Shozo Michikawa ritroviamo una grande
forza vitale, che proviene direttamente dal movimento circolare della terra.
La loro attrazione è sia emozionale che psichica.
La materia è molto presente nelle sue opere, cotte nelle fornaci di legno, dai
volumi prepotenti, dagli smalti seducenti, esse nascono dalla maestria tanto
del fuoco, quanto dell’atto sico dell’uomo.
Lavorando al tornio, le mani dell’artista che si amalgamano alla creta
creano l’oggetto dall’interno, ricordando il fenomeno naturale della nascita,
dell’origine.
Shozo Michikawa riesce ad arrivare, attraverso le torsioni compiute
dall’oggetto che subisce la forza centrifuga, alla trasformazione spaziale
dell’opera.
La verticalità dei suoi lavori ci ispira a un’ascesa; attraverso un usso di
coscienza, siamo portati ad elevarci. Questa catarsi è però allo stesso tempo
un atto di forza, quasi violento, che lascia dei segni, dei solchi, che capiremo
poi, con uno sguardo a ritroso, saranno compimento del nostro percorso.
Apprezziamo dunque gli elementi intrinseci dell’opera tanto quanto il suo
aspetto esteriore in cui l’artista comunica un’energia viscerale.
E’ per questa ragione che le opere di Shozo Michikawa ci spingono ad usare
tutti i nostri sensi.
In Shozo Michikawa’s topological form works, we can see an enormous vital for-
ce, that comes directly from the rotation movement of the Earth. The attraction
is both emotional and physical.
The material is also very present in his works. His works are red in wood kiln,
powerful volumes, sensuous glazes, they are a mastery of re as much as a phy-
sical act of man. Working on a potter’s wheel, his hands guide the movement of
clay from the inner of the object. Inspiration by natural phenomena : Birth.
Taking advantage of centrifugal force, Shozo MICHIKAWA reaches to coming up
with twists intervening without perverting it as spatial transformations. 
Verticalness of his pieces inspires us a rise, through a stream of consciousness,
we can improve. This is a catharsis but at the same time it is also a show of force,
violence which hurts us and leaves its mark. This would be our life path.
We appreciate the intrinsic elements as much as appearance where the artist
convey a visceral energy.
It is for this reason that the works of Shozo Michikawa prompts us to appreciate
by using all the senses.
3332
Lopera “Love and Violence è un unico pannello organizzato secondo lo schema del dittico modulare, tanto caro all’autore. Lopera si
compone quindi di due quadrati su campitura nera di fondo. I moduli racchiudono degli elementi simbolici: a sinistra un cerchio d’acciaio
laccato oro 24 carati a rappresentare l’anello nuziale. A destra tre chiodi bruniti. Lessenzialità rende l’opera simbolicamente potente e, al
contempo, esteticamente ranatissima. Partiamo dall’anello che rappresenta appunto l’incrollabile fede e speranza dell’artista verso l’amo-
re. Amore che si estrinseca nelle relazioni terrene, di cui l’anello nuziale è emblematico vincolo, ma anche nello slancio verso l’assoluto. Non
a caso l’anello è detto anche fede, esprimendo quindi quel passaggio dell’anima che travalica necessariamente il bene terreno. Alla destra
dell’Amore, così come alla destra del Padre, i tre chiodi rimandano alla crocissione del Cristo. Con la crocissione del Cristo viene nalmen-
te espressa – e per sempre – la verità sulla violenza e l’accanimento sul capro espiatorio. Si deve alla gura - e al sacricio - del Cristo se la
violenza viene denitivamente sconfessata. Un esempio in terra di Amore divino.
“Love and Violence” is a single panel, organized as a modular diptych, a schema beloved by the artist. The work is made of two squares with a
black painted background. Each module contains some symbolic elements: the left one, a steel circle plated with 24K gold, representing a nuptial
ring; the right one, three burnished steel nails. Such simplicity makes the work simbolically powerfull and at the same time highly rened. Lets
start from the ring, which represents an unshakable faith and hope in love. Love, which is developed in our human relationships but also in an
impulse toward the absolute. The nuptial ring is also called fede (faith, in italian), as such indicating that passage of the soul which necessarily
transcends our wordly necessities. To the right of Love, just as to the right of Father, the three nails refer to the crucixion Christ. The crucixion of
Christ as an absolute moment of truth, because at last – and forever – the truth about violence and rage on the scapegoat is said, at last. We owe
to the gure of Christ – and to his sacrice – if violence on earth is nally revealed. It is an example on earth of divine Love.
”Ladro di corpi” è un busto di donna con applicati copertoni di
biciclette riciclati, di colore nero, essendo ricoperto esclusiva-
mente da tessere di copertoni di mountain bike, ad esprimere
il carattere combattivo, pronto a scalare strade impervie, a non
arrendersi alle dicoltà del percorso, tipico dell’atteggiamento
delle donne.
Al centro del petto un cuore rosso spicca per contrasto sul busto
nero; il cuore grande delle donne, di un rosso vivo e forte, fatto
con materiale gommoso. Simbolo anche questo della grande
capacità di amore che alberga nel cuore delle donne anche se
a volte calpestato, che sa riprendersi anche se schiacciato, che
ore sicurezza e perdono anche se oltraggiato e umiliato.
Sul lato sinistro del petto alcuni nastrini colorati, come nelle
uniformi militari, in sostituzione delle medaglie, simbolo delle
numerose battaglie che le donne hanno dovuto ingaggiare sia
a livello personale, all’interno della loro famiglia o sul luogo di
lavoro, che nel sociale per ottenere quei diritti che agli uomini
sono stati riconosciuti dalla nascita. Le “battaglie vinte dalle
donne, hanno consentito loro il diritto al voto, le pari opportu-
nità, il diritto all’aborto, il trattamento paritario all’interno della
famiglia e della coppia.
“Bodies’s Thief, a womans bust covered with pieces of recycled
bicycles’ tires, is uniformly black, because has been covered only by
tiles of mountain bikes tires, to express the combative character,
ready to climb steep streets, not to give in to diculty, typical of the
womens attitude.
At the center of the chest a red heart stands out in contrast on
black color; symbol of great capacity for love that is in the hearts of
women although sometimes stepped on, they know how to recover
even if crushed, they oer safety and forgiveness even if insulted
and humiliated.
On the left side of the chest a few colored ribbons, as in military
uniforms, are medals, symbols of many battles in which women
have had to engage in their lives, in their family or in their
workplace, but also in the social live. They have had to ght to get
the rights that men have been recognized from birth.
So, in the recent history of our society, the “battles” won by women, have allowed them the right to vote, equal opportunities, the right to abortion,
they are now treated equally within family and within couple.
Luigi Milani Angelo Muriotto
3534
Lopera “Cattedrale di carta“ è stata realizzata uti-
lizzando una struttura di ferro e legno dalla quale
scendono dei pannelli/pareti di carta raguranti
immagini di chiese barocche le cui altezze sono
incastonate di anatomie. Le quinte di carta scendono
liberamente verso il basso, ma non sono ssate al
pavimento in modo che, al passaggio del visitatore,
si possano muovere e creino un eetto di oscilla-
mento. L’atmosfera evocata è quella di una grande
cattedrale, ma senza consistenza, come se si trattasse
di un fantasma.
La cattedrale di carta” rappresenta un’illusione, in
apparenza meravigliosa ma senza sostanza reale.
Infatti, le “pareti di carta” sono staccate da terra,
scollegate dalla realtà e sono fragili (l’uso della carta
vuole sottolineare proprio questo aspetto), instabili
(le carte infatti si spostano facilmente) e volubili.
Apparentemente danno un’idea di solidità archi-
tettonica, ma al passaggio dell’altro (il visitatore in
questo caso) tutto si muove e rivela la sua identità di
non realismo.
The work “Paper Cathedral” has been realized using an
iron and wood structure from which paper panels come
down depicting images of baroque churches whose
heights are encrusted with anatomies. Paper scenes
come freely towards the pavement, but are not xed to
it, so that as visitors pass by they can move and create
an eect of swinging. The atmosphere evoked is that
of a big cathedral but without consistency, as if it were
a ghost. The “Paper Cathedral” represents an illusion,
apparently wonderful but without real substance.
For that reason the paper walls are separated from
the ground, disconnected from reality, and are fragile
(the use of paper aims at emphasizing this aspect),
unstable, (papers move easily) and ckle. Apparently
they give an idea of architectural solidity, but as the
visitor walks near, everything moves and reveals its
identity of unreality.
La ricerca artistica di Carla Rigato è volta a cogliere l’es-
senziale che giace tra le pieghe del reale e del percepito.
Le sue opere trasudano passione ed energia, tolgono
il superuo, mettono a nudo l’anima donando spazi di me-
ditazione. Anche quando il linguaggio gurativo riappare
sulla tela è pur sempre trasgurato dal colore, ogni pen-
nellata è frase, cellula di un racconto. Unespressività che
non necessita più di alcun sostegno esterno: l’indagine è
totalmente interiore.
“Oltre” mostra straticazioni di vissuto, indaga diverse
sfaccettature dell’animo, racconta una storia da osservare,
da attraversare sicamente e mentalmente. Linstallazione
nasce dalla volontà di mettere in rilievo il superamento
dell’istinto di fuga sico e mentale che si può generare
quando si esce dalla modalità dell’amore. Alla grande
tela su cui è dipinta con colori freddi un’astratta gura
femminile che fugge con “Passi dimpeto” verso l’oscurità,
si contrappongono due labbra rosse di leggero tessuto
sintetico. La bocca è il mezzo attraverso il quale l’essere
umano esprime i propri sentimenti e qui diviene simbolo
di dialogo, di scambio, di arricchimento reciproco senza
prevaricazioni.
The artistic research of Carla Rigato is an investigations
of the essence that the artist nds between the folds of
reality and perception. Her artworks show o passion and
energy, take away the unnecessary and laying bare the
soul giving meditation spaces. Even when the gurative
language reappears it’s still transgured by the colour,
every brushstroke is sentence, a cell of a tale. That no longer
requires any external support: the inquiry is totally intimate.
“Oltre” shows life stratication, explores dierent facets of
the soul, it tells a story written for the eyes, to pass through
with body and mind. The installation comes from to the
desire to highlight overcoming the instinct of physical and
mental escape that you can create when you exit of the love mood. On the large canvas is painted with cold colors, an abstract female gure that
ees into the darkness with “Impulsive steps”, two red lips made of lightweight synthetic fabric are in opposition. Through the mouth the human
expresses his feelings and here becomes a symbol of dialogue, exchange of mutual enrichment without prevarication.
Stefano Reolon Carla Rigato
3736
Il soggetto di Love & Violence viene arontato da Jacek Ludwig Scarso attraverso la prospettiva dei modelli di genere. Per quanto l’epoca
contemporanea abbia apparentemente superato gli stereotipi tradizionali di mascolinità e femminilità, questi rimangono ssati nella
mentalità di massa. E allora si rimpiange la mancanza dei “veri uomini” (coraggiosi, forti, dominanti) e si loda la donna che rinuncia ad
ambizioni di potenza, mantenendo invece la sua seduttiva vulnerabilità. Di conseguenza, l’educazione infantile è ancora spesso segregata
in termini di genere: basti guardare ai giocattoli concepiti per bambini e bambine. È proprio questo il senso dell’installazione “Boys Toys
Glory. Soldatini e armi giocattolo sono appesi all’interno di una ragnatela di li di metallo dorato. Sospesa in aria in un equilibrio instabile,
illuminata dal basso per creare un gioco di ombre nello spazio intorno, l’installazione crea un’immagine giocosa e al contempo inquietante.
La guerra e la violenza vengono mascherate dall’innocenza del gioco, intese come una conseguenza naturale, e anzi gloriosa, del diventare
uomo.
The subject of Love & Violence is approached by Jacek Ludwig Scarso through the perspective of gender and sexuality. Despite the contemporary
world has supposedly questioned traditional stereotypes of masculinity and femininity, these remain embedded in mass mentality. Thus society
appear to lament the lack of “real men” (brave, powerful, dominant) and treasure the woman that renounces to her ambitions of power, in
order to maintain her seductive vulnerability. As a consequence, children are still raised in gender segregated ways: think of the toy industry
as an example. This is the trigger for the installation Boys Toys Glory. Toy soldiers and miniature weapons hang from a wen of golden metal
wire. Suspended in a precarious balance, lit from below to create shadows around, this installation recreates an image that is both playful and
disturbing. War and violence are masked by the the innocence of childplay, as a seemingly natural, possibly glorious, consequence of growing up
a man.
Lopera “femminilità incatenata fu realizzata con spontaneità all’inizio del 2011 con un vestito acquistato 15 anni prima a Positano e mai
indossato; incatenato appunto sulla tela.
Lopera “femminilità liberata fu realizzata nello stesso anno ma mesi dopo (in maggio 2011), quando per il mio matrimonio non trovai nes-
sun vestito che mi andasse bene, all’improvviso provai il vestito così femminile e orito dell’opera “femminilità incatenata, che era assoluta-
mente perfetto per l’occasione.
La mia femminilità fu quindi scatenata”…liberata.
“Chained Femininity” was created very spontaneously at the beginning of 2011 with a dress bought 15 years earlier in Positano (near Naples) but
never worn; chained to the canvas.
“Freed Femininity” was conceived and completed during the same year only a few months later (in May 2011), when I had diculty nding the
right dress for my wedding on 13 May 2011. Taking this very feminine and oral dress from the “Chained Femininity” canvas and trying it on, it t
perfectly.
My femininity was thus “unleashed”….freed.
Jacek Ludwig Scarso Bärbel Schmidtmann
3938
Boys Toys Glory
Alluminio dorato, giocattoli ritoccati a mano,
riettore, dimensioni variabili - 2016
Il lavoro è volto ad indagare l’interiorità e le varie componenti, spesso antitetiche, dell’essere umano. Quell’invisibile disarmonia che intrec-
cia tutte le cose viene fatto oggetto di ricerca, diviene
motivo da riversare per necessità, tentando di rendere visibile ciò che spesso sfugge perché tenuto nascosto, occultato all’occhio e al giudi-
zio. I soggetti preferiti dell’analisi sono l’infanzia, la follia, la doppia soggettività che risiede in ognuno di noi e, fatalmente, la rivelazione di
ciò che si scopre, dopo la quale nulla sarà più identico
a prima. Nelle sculture viene utilizzato materiale grez-
zo, da edilizia: ferro e catrame, quest’ultimo soprat-
tutto per il suo impatto inquinante e nocivo; materiali
che esercitano una sorta di violenza sovrapposti alla
gurazione dell’infanzia, età dellinnocenza per anto-
nomasia. Si indaga l’azione del gioco inserendovi gu-
re speculari, un doppio che guarda dentro il mondo
interiore dell’adulto additandolo, forse un invito, forse
un’accusa. Nelle opere pittoriche emerge la dualità
dell’essere che si manifesta con estrema violenza,
mostrando un altro sé, una verità che appare nella sua
brutalità provocando uno sdoppiamento. Un’immagi-
ne che si allontana dalla concretezza della realtà e, che
sconna nell’ineabile.
The work is aimed at the exploration of the inner self
and all the various constituents of the human being,
very often antithetical. The invisible disharmony that
weaves all things is the focus of the research, it becomes
a motive that must be transferred for necessity, striving
to make visible that which is escaping because it’s
concealed, hidden to the eyes and the judgement. The
favorite subjects of the analysis are childhood, madness,
the double subjectivity which resides in everyone and -
fatally - the revelation of that which is discovered, after
which nothing will ever be the same. In the sculptures,
rough construction materials are used: iron and tar, the
latter mostly for is polluting and noxious eect; materials
which exert a sort of violence are superimposed on
the depiction of childhood, the age of quintessential
innocence. The action of the game is investigated by inserting mirror gures: a double self which looks into the self of the adult pointing the nger
to him, it could be an invitation - or an accusation. In the paintings, the duality of the being emerges, displayed with extreme violence, showing
another self: a truth which appears with brutality, causing a personality split. An image which is drifting apart from realitys concreteness and
crossing over into the ineable.
Osservando le opere di Ayumi Shigematsu, proviamo una
sensazione strana che ci distacca dalla vita quotidiana.
Le sue sculture ci attraggono, ci seducono per la loro bel-
lezza estetica, per la loro perfezione; le forme arrotondate
creano zone d’ombra, lati oscuri. Siamo confusi dalle forme,
ciò che è esterno diventa interno e viceversa. In questo stato
di squilibrio, dobbiamo prepararci ad entrare nelle sue opere
come in un labirinto che l’Artista ha costruito con calcolo
preciso.
Le forme complesse, il Moebius innito potrebbe essere una
sorta di disposizione a non lasciare che si possa facilmente
entrare all’interno... Anche se, nulla si può paragonare alle
sue sottili trame. Con delicatezza e fragilità, le sue grada-
zioni danno il senso della bellezza emera come un sogno.
Essendo simbolo sia di forza che di fragilità, queste gure
ammalianti ci toccano n nel profondo.
Con l’enorme quantità di tempo che i processi di spazzola-
tura, lucidatura e cottura richiedono, l’artista è in grado di
tirare fuori quanta bellezza ci sia in un’argilla e ci fa scoprire
la vera natura della creta.
“Love and Violence»: sdare la pressione esterna, è anche
sdare il sé interiore.
Towarding Ayumi SHIGEMATSU’s works, we experience an
uncanny feeling that detaches us from the everyday.
Her sculptures attract us, seduce us with their formal beauty,
their perfection, but the rounded shapes create dark sides.We
are confused by the forms, what is external becomes internal
and vice-versa. In this unbalanced state, we must prepare
ourselves to be drawn into her works as the labyrinth which has
built with precise calculation.
The complex shapes, the innite moebius might be a kind of a
disposition to not let one easily enter inside… Though, nothing
can compare to her subtle textures. With delicacy and fragility,
her gradations give the sense of the ephemeral beauty like a
dream. Exposing both strength and fragility, these bewitching gures touch our very core.
With the enormous amount of time the process takes, the artist is able to draw out how beauty the clay to be a clay. The brushing, polishing and
baking processes are dicult and time consuming, but she brings forth the true nature of the clay.
“Love and Violence”: Challenging outside pressure, is also challenging the inner-self.
Ayumi Shigematsu Andrea Tagliapietra
4140
Il lavoro di Giovanni Oscar Urso si sviluppa per progetti, dierenti certo, ma sempre legati all’ “animale uomo, alle sue peculiarità, le sue
contraddizioni: l’arte, la guerra, la ricerca del piacere, la malizia, linsoddisfazione, l’evoluzione e il suo contrario...
“La donna indipendente è anche il titolo di un capitolo del saggio scritto da Simone de Beauvoir nel 1949 “Il secondo sesso”. Queste
fotograe hanno come soggetto delle bambole, imitazioni perfette di donne indipendenti, emancipate e sole, oggetti sovrani” come le
denisce l’autrice. Lautoerotismo di cui sono protagoniste vuole essere il simbolo della raggiunta indipendenza (non-dipendenza) dal
maschio. A distanza di sessant’anni le contraddizioni e le dicoltà espresse dalla De Beauvoir sono ancora attuali tanto da far pensare che
solo attraverso uno strappo violento e ripetuto la donna possa godere, mai denitivamente, della tanto agognata parità tra i sessi.
The work of Giovanni Oscar Urso develops through various projects, dierent one from the other but always linked to the “human animal”. Its
peculiarities, its contradictions: art, war, the search for pleasure, malice, dissatisfaction, evolution and its contrary
The independent woman” is also the title of a chapter of the essay “The second sex” written by Simone de Beauvoir in 1949. These pictures have
some dolls as subject, perfect imitation of independent women, emancipated and alone, “sovereign objects” as the author calls them. The self-
eroticism of which they are protagonists wants to be the symbol of their reached independence (non-dependence) from the male. Sixty years later
the contradictions and diculties expressed by De Beauvoir are still so actual to make us think that just through a violent and repeated sprain the
woman could relish, yet never completely, for the so long wished gender equality.
Amore e Violenza.
Il cuore è da sempre la sede dei sentimenti e per
eccellenza dell’amore.
Il mio “Heart è al centro della mutazione/ossida-
zione, sezionato ed indifeso, simbolo di fragilità e
forza contemporaneamente.
I miei “Skull” in fase di dissolvenza rappresentano
da sempre la morte e fanno da sentinelle al cuore,
centrale in questo trittico.
La VIOLENZA, che può avere mille sfaccettature, va
contrastata mettendo sempre al centro il CUORE.
Disposizione del trittico : Skull#2 / Heart / Skull#1
Love and Violence
Heart has always been the place for Feelings and for
Love par excellence.
My “Heart” is at the center of the alteration/oxidation,
it is partitioned and defenceless, a symbol of weak-
ness and strength at once.
My “Skulls” being fade out have always represented
Death and they are supposed to be standing sentry at
the Heart, that is the key of this triptych.
VIOLENCE, can be multifaceted, and it must be coun-
teracted putting always the HEART “at the center”.
Triptych Arrangement : Skull#2 / Heart / Skull#1
Roberta Ubaldi Giovanni Oscar Urso
4342
“Heart
Olio su lamiera ossidata, cm. 40 x 40 - 2016
La complessa installazione di Grazia Zattarin è composta da potenti e primigenie simbologie archetipiche che rimandano all’autoeduca-
zione dell’anima. “Il cammino della radice è il titolo del lavoro site specic che la poliedrica artista ha realizzato riettendo a partire da – e
superando – la dicotomia tra Love and Violence. Indagando sulla violenza, nel suo contesto maschile / femminile, l’autrice sceglie l’imma-
gine dell’albero e della radice, volutamente
oltrepassando questa dicotomia, ponendo
la sua attenzione su un simbolo universale
dell’essere umano. E’ a partire dall’albero e
dalla radice, che essa traccia un percorso a
ritroso, cercando il momento in cui l’umanità
ha perduto la sacralità della sua origine e
si è addentrata nelle oscurità generatrici di
mostri. Linstallazione ore l’immagine di ciò
che l’artista riconosce essere l’unica via alla
guarigione, ossia, l’albero deve ricongiungersi
alla sua radice, l’umanità deve riconoscere la
propria origine, che è la Madre, recuperando la
sacralità del femminile.
This complex installation by Grazia Zattarin
is made up of powerful, primeval archetypical
symbols that take one back to the awareness
of the soul. “The voyage of the root” is the
title of the work that this polyhedral artist has
created starting from - and transcending – the
dichotomy between Love and Violence. In order
to explore this dichotomy, in its Male / Female
context, the artist has chosen the image of a tree
and its roots to focus our attention on a universal
symbol of all human beings. Starting from the
tree and its roots, she traces the path back in
time, seeking the moment when humanity lost
touch with the sacredness of its origins and
was enveloped in the darkness that gives birth
to monsters. These archetypes represent the
symbolic and psychological vicissitudes of a self-destructive, suering humanity, for whom the artist intervenes, benecially, transforming her
art into a prayer. The installation oers an image of what the artist perceives as being the only path towards healing, wherein the tree must be
reunited with its roots, humanity must recognizes its true origins, the Mother, thus reinstating the sacred nature of the Female.
Shofu Yoshimoto Grazia Zattarin
Il movimento dinamico del pennello di Shofu Yoshimoto ci impressiona al di là della sua calligraa.
Lecace contrasto dell’inchiostro nero giapponese sul bianco della carta vegetale, ci mostra una forza primordiale che scaturisce dalle
viscere della Terra. Fragilità e forza si bilanciano perfettamente nelle opere di Yoshimoto.
Alla base della cultura dell’Asia orientale (Buddismo, Taoismo e Scintoismo), la calligraa giapponese trova la propria essenza nella purezza
dell’azione, resa gracamente attraverso il pennello.
A volte, sembra dicile capire appieno la complessità e la grazia di questa tradizione ricca di stili dierenti e di grandi maestri.
Larte dell’indenito, il voler mettere da parte ogni idea di rappresentazione dominante, cara alla tradizione giapponese, si riette logi-
camente nei lavori di Shofu Yoshimoto. Il suo stile calligraco evoca sia una maestria e una padronanza del gesto, sia una mancanza di
tensione, quasi una rilassatez-
za. Lecace sincretismo tra la
cultura degli antichi maestri
e l’arte contemporanea,
l’astrazione, trascende i rigori
del codice calligraco.
Bianco e nero, delicatezza e
violenza creano dei giochi
tanto aascinanti quanto
pericolosi in una continua
tensione irrisolta e irrisolvi-
bile.
The dynamic movement of
Shofu Yoshimotos brush
impress us over the writing of
her calligraphy.
The beautiful contrast of
Japanese black ink on white
vegetal paper shows us a
primordial power that ows
out of the Earth. Fragility and strength meet up on perfect balance in Shofu Yoshimotos masterpieces.
Roosted in the East Asian continental heritage (Buddhism and Taoism and Shinto), Japanese calligraphy nds its essence in the purity of the act,
gestures with brush. It seems sometimes dicult to understand the complexity and grace of this tradition rich of dierent styles and many great
masters.
The art of the indenite, the will to put aside any idea of dominant representation dear to the japanese tradition is reected logically in the work
of Shofu Yoshimoto. Her calligraphic style evokes both mastery and relaxation. The successful syncretism between the heritage of the old masters
and contemporary art, the abstraction, transcending the rigor calligraphic codes.
Black and white, pureness and violence create tricks as fascinating as dangerous in a perpetual tension unresolved and unsolved.
4544
La “Santa croce cornici” di Arianna Furlan
dal 1996 é un apprezzato e ricercato
laboratorio artigianale per la creazione di
cornici su misura, specchiere, restauro di
oggetti in legno dorato, stampe e quadri antichi.
L’adabilità e la disponibilità di Arianna Furlan fanno
di “Cornici Santa Croce un punto di riferimento nel
settore, amato e apprezzato anche dagli artisti che si
adano alle sue competenze.
Padova, corso Vittorio Emanuele II, 245.
Nato nel 1957 nella Riviera del Brenta, fa della
fotograa una passione che lo impegna n da
giovanissimo. Autodidatta, coglie con originalità
attraverso la sua reex tratti e sfumature della vita
quotidiana. Fissa con sensibilità e tecnica le immagini
che si propongo ai suoi occhi, dedicandosi ai generi
più diversi: da un tramonto a un ore, da un concerto
ad una mostra d’arte, dallo still life ai ritratti, no
ai reportage dei suoi viaggi. Alla continua ricerca
dell’angolazione e della luce migliore, testimonia
ciò che lo circonda, certo che lo scatto migliore deve
ancora venire.
Stoppato Broker
La società opera da anni nel settore assicurativo
ed è strutturata per poter rispondere alle
necessità di privati e aziende trovando per ogni cliente
la soluzione assicurativa più vantaggiosa.
Vanuzzo Interni &
design è un azienda sul
territorio veneto dal 1950.
Stabilisce prestigiosi accodi con brand di alto livello,
collaborando con importanti azienda del Made in Italy.
Tiziano ed Emanuele Vanuzzo, eredi di una formazione
culturale nell’ambito dell’arredamento, tramandata da
generazioni, hanno trasformato i loro punti vendita in
avanguardie del concept di abitare”.
VJA - Viaggi Junghiani Analitici
è un’associazione culturale nata per
approfondire e diondere il pensiero
e il modello psicoanalitici originati
dall’esperienza di Carl Gustav Jung. Fondata da
psicoanalisti e psicoterapeuti, che ne costituiscono
i soci ordinari, la VJA si apre a chiunque sia
interessato alle iniziative culturali e alle esperienze
di approfondimento proposte dall’associazione e si
iscriva in qualità di socio uditore.
Volare Design & Project è una nuova realtà
che si occupa di Design e Progettazione
Industriale, composta da persone con
esperienza pluriennale nel settore. Il
Design nasce da criteri complessi, dalle esperienze
e dalle emozioni che quotidianamente viviamo. La
produzione di prodotti in serie invece, si basa su altri
fattori come gli investimenti di capitale, la facilità di
produzione, la qualità, i problemi ecologici, i costi
delle materie utilizzate. VOLARE Design & Project fa
interagire questi elementi tra loro, quando da vita
ad un nuovo prodotto con l’obiettivo di proporre
soluzioni fatte per distinguersi, mettendo particolare
attenzione nella cura del dettaglio.
Con il supporto
Assosomm è l’Associazione
italiana delle Agenzie per il
Lavoro costituita con l’obiettivo di raccogliere, tutelare
e valorizzare gli interessi di tutti gli Associati e di
sostenere e potenziare l’intero settore attraverso le
migliori iniziative che possano incidere nello sviluppo
e nell’evoluzione dell’attività della somministrazione.
Assosomm rappresenta oggi unAssociazione di nuova
e innovativa concezione, dinamica, attenta e pronta ad
ascoltare le opinioni e le proposte di tutti gli Associati.
Lo scopo di Assosomm è di tradurre la pluralità delle
richieste degli Associati in istanze istituzionali e sociali
e di fornire la massima assistenza in termini operativi,
giuridici e contrattuali.
www.assosomm.it
L’attività svolta dalla
Federazione è sia di servizio
alle imprese, sia di mediazione e proposta con
quanti hanno competenze istituzionali in materia di
artigianato e piccola e media impresa e per le imprese
dei servizi. È interlocutore principale della Regione del
Veneto, ha un ruolo fondamentale nei rapporti con le
altre organizzazioni imprenditoriali e con i sindacati
dei lavoratori, con i quali stipula i contratti collettivi
regionali di categoria.
Oltre 62.000 sono gli imprenditori artigiani iscritti
alla Confartigianato attraverso sette Associazioni
e Unioni provinciali, confermando una vocazione
all’associazionismo che ha nella regione un’antica
tradizione e numerose espressioni.
Il sistema associativo conta nella regione 147 sedi
e 1400 addetti che costituiscono il principale punto
di riferimento per le imprese artigiane e quelle
manifatturiere, oltre alle P.M.I. e il secondo “sistema del
terziario privato, dopo quello bancario.
ARTissima di Silvia Prelz, è uno Spazio
d’Arte Contemporanea che propone
e promuove Artisti già aermati a
livello internazionale e nuovi talenti
emergenti nell’ambito di pittura, scultura, fotograa,
video-art, performance.
ARTissima è virtuale ed itinerante, organizza infatti
mostre ed eventi culturali, occasioni di incontro tra le
arti e i saperi per favorire sinergie e sinestesie, aprendo
tutti i canali dell’anima alla Bellezza.
www.artissimacontemporanea.it
Baessato, in pieno centro a Padova, è eccellenza nella
qualità dei prodotti, cucina non-stop, ricercatezza
e cura dei dettagli. Aermato lounge bar di nuova
concezione: linee eleganti, grande attenzione nella
scelta dei materiali e nelle proposte, sempre di ottimo
livello anche nelle ore di punta.
Dalle colazioni ai light lunch, dall’aperitivo alle serate-
evento, mantenendo un occhio di riguardo verso le
etichette della cantina e la pasticceria artigianale.
CLEUP (Coop. Libraria Editrice
Università di Padova) è stata
fondata nel 1962 da un gruppo
di docenti e studenti dell’ateneo
patavino. Negli anni ha continuato a
essere un importante partner editoriale per l’ateneo,
mettendo a disposizione la sua esperienza nel campo
dell’editoria universitaria, ma ha anche saputo con
competenza e professionalità ampliare il proprio
catalogo collaborando con istituzioni e associazioni
per la conoscenza e valorizzazione del territorio e della
cultura.
Il Crowne Plaza è un hotel di lusso
a 4 stelle pensato sia per il business
che per la vacanza. Vicinissimo
alla zona era, all’autostrada, a
10 minuti dalla zona industriale di Padova, città di
passaggio, meta di turismo, pellegrinaggi e centro di
importanti eventi e meeting aziendali. Crowne Plaza è
un marchio d’eccellenza IHG - Holiday Inn. Tantissimi i
servizi esclusivi per garantire tutto il comfort e il lusso
possibile durante il soggiorno: 177 camere, 16 sale
riunioni da 6 a 600 persone, ristorante, bar, palestra,
sauna, ampio parcheggio, garage, wi  gratis, servizio
navetta per il centro.
La Copisteria “Duomo Copy di
Emanuela Donolato è un punto di
riferimento importante per la città di
Padova. La posizione strategica e la
grande competenza e cortesia della titolare, hanno
trasformato la copisteria in un angolo di consulenza
per tutti quelli che necessitano in tempi rapidi di
soluzioni sempre originali ed ecaci. Garantisce servizi
di elaborazione stampa e nitura con un plus, che è il
suo tocco femminile, sempre attento al dettaglio.
Galleria Duomo 4, Padova.
Hotel storico e ricco di fascino, le Terme
Preistoriche sono l’ideale per una vacanza
rivitalizzante. L’albergo, che sorge ai piedi
dei Colli Euganei a pochi chilometri dal
centro di Padova e Venezia nel cuore del Veneto,
è inserito in un grande parco con piscine termali
nell’area del Bacino Terme Euganee, il bacino termale
più grande d’Europa.
Ai piedi delle colline di Asolo,
cuore pulsante del Prosecco, sorge
la cantina La Caneva dei Biasio,
ottant’anni di storia e passione
raccontati attraverso la qualità dei vini che esporta
nel mondo. Il suo moderno wine shop è ideale per
degustare le diverse linee di vini che ben si sposano coi
piatti della tradizione popolare veneta della trattoria a
conduzione famigliare.
www.lacanevadeibiasio.it - tel. 0423483153 - Via
Cendrole 7, Riese Pio X (TV)
Nella Riviera del Brenta, la
Falegnameria Longhin è un
laboratorio di idee. Uno spazio
bianco e pieno di luce dove il saper fare incontra il
design.
La passione per il legno e il lavoro di equipe che si
arricchisce di altri punti di vista sono gli elementi che
favoriscono la realizzazione dei nostri oggetti d‘arredo.
Un‘impronta unica al personale universo della casa.
MIZEN Fine Art Group.
Fondata da Mario RIZZARDO e
Mika OBATA. L’attività del gruppo è
rivolta a diversi aspetti della creazione artistica.
È specializzata in tre ambiti:
l’arte contemporanea internazionale
l’arte contemporanea giapponese
l’arte antica, dal Medio Evo al Rinascimento italiano e
dell’Asia occidentale.
Le sedi del gruppo si trovano ai seguenti indirizzi di
Parigi:
MIZEN Fine Art International 57, Quai des Grands
Augustins, 75006 Paris
MIZEN Japanese Art Gallery 29, Rue de l’Exposition,
75007 Paris
NEARCH architecture&design è un
laboratorio di ricerca con sede a Milano
e a Padova. Un team di dierenti
competenze, architetti, designers, esperti di marketing
e comunicazione, ma anche artigiani e artisti, tutti
coinvolti in un dialogo osmotico creano idee nuove
e contemporaneamente individuano la migliore
strategia per realizzarle. Fondamentale è sempre il
rispetto dei tempi e delle aspettative del cliente.
RCE foto è unacatena di 10 negozi
specializzatipresente in Veneto da oltre
50 anni. Nei negozi e nel sito RCEsi
possono comprare materiali usati garantiti
e vendere il proprio usato datutta Italia, eettuare
spedizioni in tutta Italia tramite corriere BRT, con
il servizio Spedizione Assicurata, stampare foto,
calendari, biglietti, inviti, fotobook, ecc.
Presenti sul web come http://www.rcefoto.com/.
LAzienda Sama è un’eccellenza della
nostra Regione, che trae dalla Piccola
Media Impresa fonte vitale per arricchire
il tessuto industriale nazionale. Sama
crea ventilatori industriali e componenti
per la ventilazione dal 1977. Da decenni quindi,
integrata al territorio e contemporaneamente al passo
con l’innovazione tecnologica, crea formazione e
lavoro per numerosi giovani impiegati nell’azienda.
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